ArcheoLogica Data 5.1/2025
ArcheoLogica Data è una rivista annuale Open Access (OA) che offre a ricercatori e professionisti la possibilità di pubblicare articoli Open Access con l’obiettivo di contribuire alla condivisione dei “raw data” provenienti da qualsiasi tipo di indagine archeologica – scavo, survey, remote sensing, indagini geognostiche, analisi archeometriche, studio di materiali, ecc… – e di sostenere la scienza collaborativa, senza limitazioni cronologiche o territoriali.
La Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Enna ha promosso con continuità ricerche archeologiche nel proprio territorio di competenza sin dal lontano novembre 1988, quando essa prese avvio concretamente, dopo essere stato istituita dalla legge regionale n. 26/1985 che diede estensione provinciale alle Soprintendenze “uniche” siciliane volute dalla riforma regionalista del sistema di tutela. Il legislatore siciliano aveva, infatti, innovato profondamente le istituzioni trasferite dallo Stato alla Regione tramite i D.P.R. 30 agosto 1975, n. 635 e n. 637, creando, per la prima volta in Italia, organi tecnico scientifici multidisciplinari, nei quali venivano riunificate, su base territoriale, le competenze sulle diverse tipologie dei beni culturali e paesaggistici. La legge regionale 1 agosto 1977, n. 80 ha istituito sei Soprintendenze per i beni culturali e ambientali che poi divennero nove, acquisendo una ripartizione provinciale. All’interno di questi Istituti le diverse competenze vennero affidate a cinque sezioni tecnico-scientifiche – ambientale, archeologica, architettonica, bibliografica, storico- artistica, cui successivamente si aggiunse quella etnoantropologica. Per dare attuazione a questo modello organizzativo la legge regionale 7 novembre 1980 n. 116 dispose le competenze scientifiche e le funzioni del ruolo tecnico dei beni culturali in modo tale che ciascuna sezione fosse dotata degli specialisti dell’ambito disciplinare richiesto. Questo sistema multidisciplinare di tutela, nel quale i distinti specialismi dei beni culturali ed ambientali vengono coordinati entro una Soprintendenza unica è stato adottato nel 2015 dallo stesso Ministero della Cultura che ne ha riconosciuto i vantaggi, sia per la maggiore capacità di tutelare il patrimonio culturale e paesaggi- stico nel suo contesto territoriale, sia nella maggiore vicinanza alle comunità locali. Rispondere alle aspettative di promozione culturale e sociale dei cittadini è, infatti, il compito primario delle Istituzioni di tutela, come ci ricorda l’articolo nove della Costituzione repubblicana. La Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Enna ha esercitato questa importante funzione di promozione della cultura e della ricerca scientifica, attraverso le azioni di conoscenza e tutela dei beni culturali diffusi nel territorio provinciale, cercando di cogliere e trasmettere alle comunità locali il valore identitario del patrimonio culturale e ambientale. Sono nate, per questa via, le ricerche multidisciplinari sul paesaggio degli Erei che hanno condotto, da un lato alla redazione dei tre piani paesaggistici d’ambito ricadenti nella provincia di Enna e, dall’altro, alle azioni di educazione permanente, promosse con continuità verso le comunità scolastiche e la società civile più ampia. A tal proposito, ci piace ricordare il lungo ciclo degli “Itinerari culturali della terra di Demetra”, nei quali i diversi specialisti della Soprintendenza di Enna hanno curato seminari sui beni archeologici, architettonici, etnoantropologici, bibliografici e storico artistici che compongono l’immenso Museo Diffuso di questo “cuore” della Sicilia. Per quanto riguarda il lungo lavoro istituzionale e scientifico che ha consentito la redazione da parte della Soprintendenza dei piani d’ambito 8, 11 e 12, sono felice di aver condotto a buon esito questo lungo iter amministrativo, con la recente adozione di questi piani da parte dell’Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana grazie al D.A. n. 43 del 21/05/2025. A proposito del tema che affrontiamo in questo volume interessa osservare come le indagini archeologiche promosse in questi 35 anni dalla Soprintendenza di Enna, in collaborazione con Università italiane e internazionali, abbiano prodotto impor- tanti acquisizioni sul paesaggio archeologico dell’Altopiano degli Erei, consentendo l’individuazione e perimetrazione su CTR di circa 350 zone di interesse archeologico da tutelare nel Piano Paesaggistico regionale, ai sensi dell’articolo 142, comma 1, lettera m) del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Di questi importanti esiti istituzionali e scientifici ci offrono una visione d’insieme i contributi di Francesca Valbruzzi, che ha svolto servizio continuativo come archeologa presso la Soprintendenza di Enna per molto tempo, e di Enrico Giannitrapani inseriti nella prima sezione a carattere metodologico. Tali preziose acquisizioni sono state ottenute grazie alle “buone pratiche” della più moderna ricerca archeologica che ha esplorato in modo sistematico vaste porzioni del territorio degli Erei, sia con campagne di survey che con scavi stratigrafici di verifica dei siti individuati dalle ricognizioni, come è documentato nella quarta sezione del volume, dai contributi prodotti dai gruppi di ricercatori che hanno condotto ricerche sul campo decennali. A partire dal 2006 a questi studi territoriali si sono aggiunte le indagini di superficie e gli scavi stratigrafici richiesti dalla Soprintendenza di Enna, che per prima in Sicilia ha applicato le procedure di valutazione preventiva dell’interesse archeologico prescritte dal Codice degli appalti, approvato con D. Lgs n. 163/2006, poi sostituito dal D. Lgs. n. 50/2016, fino al vigente D. Lgs n. 36/2023. Gli esiti di queste ricerche archeologiche territoriali sono illustrati nella seconda e terza sezione dai professionisti che li hanno acquisiti sul campo. L’esempio più significativo della continuità istituzionale dei procedimenti di archeologia preventiva condotti dagli archeologi della Soprintendenza di Enna in collaborazione con gli archeologi professionisti assunti dalle ditte appaltatrici dei lavori pubblici è, senza dubbio, il caso della individuazione prima e poi della esplorazione sistematica ancora in atto dell’area archeologica di Contrada Cuticchi. Le équipe di archeologi che, dal 2020 ad oggi, hanno partecipato, rivestendo ruoli scientifici diversi, alle campagne di scavo stratigrafico, illustrano le fasi e i risultati degli importanti rinvenimenti nel sito di Cuticchi. I loro contributi disvelano la storia di un vasto insediamento rurale della prima età imperiale romana, che dovette avere un ruolo strategico lungo la viabilità antica della Sicilia centrale. L’eccezionale scoperta, nella grande necropoli, sorta a fianco dell’insediamento, di un’urna cineraria marmorea iscritta con i nomi del defunto e del dedicante suggerisce agli archeologi l’ipotesi che le complesse strutture emerse a Cuticchi fossero funzionali ad un latifondo imperiale, la cui conduzione era affidata in loco a procuratori, tra cui il “magister pecorum” ed il “dispensator” ricordati nell’epigrafe funeraria. Nella seconda sezione vengono illustrati, dagli archeologi che li hanno prodotti sul campo, gli esiti scientifici di altri due importanti procedimenti di verifica preventiva dell’interesse archeologico condotti dalle funzionarie archeologhe della Soprintendenza: il sito preistorico di Contrada Piane nel Comune di Gagliano Castelferrato e il sito di età romana imperiale di Contrada Ficilini nel Comune di Nicosia. Nella terza sezione vengono presentate le ricerche di archeologia urbana, condotte nelle città di fondazione antica e medievale degli Erei tramite le indagini preventive e le convenzioni con le Università. Nel volume si chiariscono le finalità di tutela su cui si fonda la normativa dell’archeologia preventiva: realizzare “buone pratiche” di indagine territoriale su base scientifica per rendere sostenibile la progettazione e realizzazione delle opere strategiche, in un Paese come l’Italia in cui il patrimonio archeologico è un Bene Comune fondamentale per lo sviluppo culturale e sociale delle comunità locali. I contributi hanno, infatti, l’obiettivo di restituire alla collettività il valore “pubblico” delle azioni istituzionali di ricerca archeologica condotti dalla Soprintendenza di Enna, divulgando in forma sintetica e comprensibile a tutti i risultati degli ultimi decenni. I testi, pur mantenendo il valore scientifico, attestato dal fatto di essere stati sottoposti ad una doppia revisione da parte di esperti delle discipline archeologiche, si presentano in una forma facilmente leggibile e comprensibile a tutti. Essi, infatti, contengono solo l’interpretazione critica dei dati acquisiti dalle ricerche archeologiche, poiché la documentazione integrale dei dati scientifici è pubblicata come open data nel repository MOD (MAPPA Open Data archive) del Laboratorio MAPPA (Metodologie digitali APPlicate all’Archeologia), nella più ampia Digital Library del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. A questo importante progetto internazionale di disseminazione pubblica delle acquisizioni scientifiche delle ricerche archeologiche, la Soprintendenza di Enna ha aderito già al momento del suo avvio, un decennio fa da parte dell’Università di Pisa, con le pubblicazioni in open access descritte nella sezione introduttiva del volume. Vorrei, in conclusione, ringraziare la curatrice del volume per il lavoro di coordinamento di questa opera collettiva. Inoltre i miei ringraziamenti vanno: ai redattori della rivista ArcheoLogica Data, anch’essa parte integrante delle attività scientifiche del Laboratorio MAPPA, per l’entusiasmo con cui hanno accolto tra le loro mono- grafie il nostro progetto editoriale; alla casa editrice “All’Insegna del Giglio”, il cui valore nelle pubblicazioni archeologiche è noto; a tutti gli archeologi che hanno reso possibile questa pubblicazione, per la professionalità dimostrata sia nella raccolta dei dati scientifici che nella loro interpretazione e divulgazione al grande pubblico. Voglio, infine, menzionare con gratitudine i revisori scientifici dei contributi: Aurelio Burgio, Valentina Caminneci, Alessandra Castorina, Maurizio Cattani, Maria Clara Martinelli, Chiara Portale, Maria Serena Rizzo e gli altri che sono voluti rimanere anonimi.